È evidente: le sfide del futuro si giocheranno sul campo dell’energia. Ad oggi però la crisi del settore va minacciando la già tenue crescita economica vissuta dai Paesi europei sui lasciti della pandemia.
Ciò risulta una minaccia ancor più concreta per Paesi come il nostro, dove la dipendenza energetica da fonti esterne è molto forte. Quale dunque il ruolo giocato dall’Italia in questo ambito? Quali le sue potenzialità e, soprattutto, in che modo queste potrebbero incidere sullo sviluppo e la crescita del sistema-Paese? Le risposte vengono cercate proprio nella regione del “mare nostrum”, il Mar Mediterraneo.
Partendo dalla lotta al cambiamento climatico e dalla riduzione globale dei gas ad effetto serra, l’Italia si configura infatti come attore protagonista dell’area, partecipando ai grandi investimenti d’implementazione del settore delle rinnovabili. Si pensi ad Eni, Enel, Edison, Snam e Terna, grandi imprese energetiche italiane che, in questo senso, costituiscono uno dei motori principali per la transizione energetica. Ma non è tutto. Grazie alla centralità geografica nel Mediterraneo, l’Italia può vantare inoltre una vocazione di transito strategico, permettendo o agevolando la connessione fra i Paesi balcanici e le sponde del Nord Africa. Le forti competenze tecnologiche, le capacità realizzative e l’organizzazione finanziaria italiane hanno permesso a queste nostre big company dell’energia e degli idrocarburi di accreditarsi infatti nel migliore dei modi in tutto il Mediterraneo allargato, partecipando al mercato dell’energia in modo competitivo e risultando apprezzate in ambito internazionale.
Rispetto alla produzione di idrocarburi e più precisamente in relazione alle concessioni di estrazione, la forte presenza italiana nella regione è testimoniata proprio dall’Eni di Enrico Mattei. I giacimenti di gas recentemente scoperti in acque territoriali egiziane sono meta d’investimenti pari a 7,6 miliardi, uno sforzo italiano che permetterebbe all’Egitto di raggiungere l’autosufficienza energetica e divenire esportare di gas per tutta la regione mediterranea. Più ambiziosa è invece la realizzazione di due gasdotti in grado di interconnettere Medio Oriente e Italia con il trasporto di gas naturale: il Trans Adriatic Pipeline (TAP) è curato dall’italiana SNAM, mentre l’edificazione dell’EastMed-Poseidon
assiste anche alla partecipazione di Edison.
Anche TERNA, per l’elettricità, si fa promotrice di opere considerevoli, una fra le quali proprio inaugurata nel novembre 2019: 445km di tubature sottomarine che attraversano il Mar Adriatico e consentono di collegare il Montenegro all’Italia; in fase di progettazione invece un’analoga interconnessione subacquea che congiungerebbe l’Italia alla Tunisia e dunque, per estensione, il Nord Africa all’Europa.
Queste le forme dell’energy diplomacy italiano, una politica energetica che abbraccia la cooperazione con i paesi partners della regione mediterranea e che fa dello sviluppo reciproco sua formula principe.
L’Italia, compatibilmente con quanto dichiarato dalla Commissione Europea, potrebbe infatti ambire a divenire centro di sviluppo per i Paesi vicini, connettendo ambedue le sponde del Mediterraneo e portando avanti il proprio modello di sviluppo sostenibile, imperniato su fonti rinnovabili, gas ed efficienza energetica
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